22 September 2011 Alla scoperta della "Divina Commedia". Iniza oggi, sulle pagine de "L´Informatore", la nuova rubrica mensile di Bianca Garavelli tutta dedicata al Sommo Poeta italiano. Ora, grazie agli approfondimenti di Bianca, i lettori del settimanale di Vigevano potranno riscoprire il piacere del viaggio verso l´alto compiuto sette secoli fa da Dante Alighieri. Giovedì 22 settembre 2011: il primo articolo è dedicato a uno splendido personaggio femminile, Cunizza da Romano, incontrata da Dante in Paradiso IX, famosa per la sua capacità di amare e il suo incontro con il trovatore guerriero Sordello da Goito. Qui appaiono entrambi in un ritratto immaginato dal pittore ottocentesco Federico Faruffini, ora alla Pinacoteca di Brera a Milano. Cunizza: la forza politica dell’amore < Cunizza da Romano è l’ultimo personaggio femminile che Dante incontra, e con cui dialoga, nel suo viaggio nell’aldilà. Dato che nulla avviene a caso nella Divina Commedia, e ogni dettaglio, ogni fatto, ogni anima, hanno una precisa posizione per una precisa finalità, dobbiamo pensare che questo sia un incontro importante, con un dialogo a cui l’autore affida contenuti non trascurabili, su cui vuole che concentriamo la nostra attenzione. Iniziamo a scoprire perché, già leggendo la solenne descrizione del luogo da cui Cunizza proviene, costruita dando risalto ai confini naturali rappresentati dai fiumi (< Per queste ragioni, Cunizza mette al centro dell’affresco geo-politico con cui introduce se stessa proprio Ezzelino, definendolo < Chi erano Ezzelino e Cunizza da Romano, così come ce li ha consegnati la storia? Ezzelino III da Romano era nato nel 1194, dalla contessa Adelaide degli Alberti di Mangona, allora illustre feudo della Toscana, e dal marchese Ezzelino II. Cunizza ricorda indirettamente i loro genitori parlando a Dante dell’unica < Cunizza, suo malgrado sorella di un tale cupo personaggio, si distingue invece per bellezza e fascino. Nata probabilmente nel 1198, diviene infatti presto famosa per il suo matrimonio “politico” con il signore di Verona, Riccardo di San Bonifacio, rampollo di una famiglia storicamente nemica dei da Romano. Ma l’alleanza sperata da questo matrimonio non si realizza, e Cunizza torna protagonista delle “cronache rosa” del tempo per il suo rapimento da parte del trovatore-guerriero Sordello da Goito, mandato da Ezzelino ma, si racconta, anche innamorato e amante della nobildonna. Ecco spiegato il motivo per cui la Cunizza del Paradiso si dichiara “vinta dalla luce di Venere” ma “indulgente verso se stessa” (< Subito dopo, Cunizza conclude il suo discorso con un’angosciosa profezia: il territorio un tempo dominato da suo fratello Ezzelino sarà travolto da una serie di vergognosi tradimenti e sanguinose battaglie fra Guelfi e Ghibellini, in cui saranno coinvolte le città di Vicenza, Padova, Feltre e Ferrara, sempre per lo stesso motivo: la smania di potere che calpesta l’etica cristiana e annulla ogni volontà di concordia e pace. Queste profetiche parole e la presenza aleggiante di Sordello sottolineano ancora come il tema politico sia intrecciato con quello amoroso nell’episodio di Cunizza: infatti Dante aveva già incontrato il trovatore nell’Antipurgatorio, affidando al suo dialogo con il “conterraneo” Virgilio l’ampia invettiva politica contro le guerre intestine in Italia di Purgatorio VI. Perché l’autore affida proprio a un personaggio femminile, famoso per la sua capacità di amare, il compito di fare una così drammatica profezia? Perché ha voluto avvicinare il tema dell’amore, dominante nei canti del cielo di Venere, a quello della guerra e della rovinosa divisione d’Italia? È una scelta significativa e innovativa, che ci mostra la capacità del poeta di cambiare dall’interno la tradizione: l’amore, a cui nella poesia cortese sono legati i personaggi femminili, le belle, bionde dame amate prima dai trovatori e poi dai poeti siciliani e toscani, può essere il fondamento della pace operosa anche fra nemici, può superare ogni ostilità. È bello, soprattutto per noi lettori di oggi, scoprire come Dante abbia affidato a una donna il suo messaggio di pace e unità, in netto contrasto con la situazione del suo tempo, in cui la penisola era smembrata in territori fra loro frequentemente in conflitto, e a loro volta divisi in litigiose fazioni. Cunizza diventa il simbolo stesso dell’amore come forza anche politica, capace di unire, dirimendo le controversie e guidando verso un equilibrio duraturo. La pace che Dante desidera, l’unità d’Italia per cui fra i primi nostri intellettuali aveva lottato, passa così attraverso il volto dell’amore.